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Il grande attore Mastroianni che intervista il “ministro”, uno sketch specchio attuale del Paese

Questo articolo, che riproponiamo ai nostri lettori, è stato scritto in data 21-03-2024.

Onorevole non crede sarebbe opportuno, in attesa di conoscere la verità, di dare le dimissioni dalla sua alta carica…”. “Giovanotto, dimettermi: mai! Questa sarebbe una mossa sbagliata!”. “Lei vorrebbe dire che le sue dimissioni sarebbero un implicito riconoscimento delle accuse…”.
Ma no, no: io non mi dimetto per combattere la mia battaglia da una posizione di privilegio. Dal mio posto posso agevolmente controllare l’inchiesta, inquinare le prove, corrompere i testimoni: posso, insomma, fuorviare il corso della giustizia”.
Onorevole, ma non è irregolare, contro la legge?”.
Ah no giovanotto, io le leggi le rispetto, e soprattutto la legge del più forte. E siccome in questo momento io sono il più forte intendo approfittarne, è mio dovere precipuo!”.
Ma dovere verso chi, scusi?”.
Ma verso l’elettorato che mi ha dato il voto per ottenere da me posti, licenze, permessi, appalti, perché li spalleggi in evasioni fiscali, in amministrazioni di fondi neri, crolli di dighe mal costruite, scandali, ricatti, contrabbando di valuta”.
Scusi, ma che cacchio sta dicendo?”.
Io sto dicendo che l’elettorato vede in me un prevaricatore. Se invece voleva scegliere un uomo probo, onesto e per bene, ma che dava i voti a me? Addio ragazzo…”.
Eccola qua la scena in cui Marcello Mastroianni nel ruolo di Paolo T. Fiume, conduttore di un immaginario TG3 (che all'epoca nella realtà neanche esisteva), intervista con domande incalzanti il “ministro delle partecipazioni”, accusato di sottrazione di fondi appartenenti alle mense degli orfani.
Quello sketch era inserito nel film satirico, Signore e signori, buonanotte, realizzato nel 1976 con il contributo di vari registi (Luigi Comencini, Nanni Loy, Luigi Magni, Mario Monicelli ed Ettore Scola) e con la partecipazione, oltre a Mastroianni, di attori come Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Paolo Villaggio ed altri.
Quella commedia, a tratti grottesca e paradossale, era un atto di denuncia contro la politica corrotta, l’invadenza della Chiesa nelle scelte della società, le storture della televisione della quale già si intravedevano i mali futuri, il perverso risiko della guerra tra due blocchi, cui l’Italia partecipa con apparati di sicurezza nazionale che, invece di svolgere il ruolo di tutori della Costituzione, si perdono fra abusi, vessazioni, bieche macchinazioni, lassismo e pressappocaggine, accuse al capitalismo e così via.
Guardando solo il passaggio dell'intervista messa in scena da Mastroianni, però, sono molte le riflessioni che si possono fare.
Sembra un tempo passato, ma le parole espresse sono attuali.
Oggi come allora la questione morale non viene mai tenuta in considerazione dalla politica. Anzi, tutt'altro.
Questo è il Paese in cui porsi il problema della “questione morale” viene visto come un affronto alle Istituzioni.
Cosa aspettarsi, del resto, dal Paese in cui “impresentabili” vengono spesso candidati dai partiti ed eletti in Parlamento?
Negli anni abbiamo visto avvicendarsi tanti uomini senza scrupoli, pregiudicati, inquisiti o indagati.





Disonorevoli Presidenti del Consiglio, ministri, sottosegretari, deputati e senatori. Corrotti e corruttori. Politici che hanno avuto rapporti con le mafie; che hanno svenduto l'Italia; che l'hanno vilipesa e ridotta ad essere schiava degli Stati Uniti d'America.
E nessuno si scandalizza.
In questo Paese per trent'anni anni abbiamo avuto come protagonista della politica Silvio Berlusconi. Deceduto quasi un anno fa. E' stato un pregiudicato, condannato in via definitiva a quattro anni per frode fiscale (pena scontata) nonché “puttaniere” e amico dei mafiosi.
Protagonista di numerosi scandali (“Bunga bunga”, “Papi girl” e affini) per anni ha calunniato, offeso e delegittimato, tramite i propri “mezzi di disinformazione” cartacei e televisivi, magistrati, giornalisti, intellettuali che avevano l'unico difetto di raccontare i fatti o cercare la verità.
E lo stesso oggi fanno i suoi “successori” che come lui promuovono, spesso per interessi personali, leggi ingiuste ed incostituzionali.
Un'eredità politica che viene oggi portata avanti dalla sua creatura, Forza Italia, partito fondato da un uomo della mafia come Marcello Dell'Utri (condannato definitivo a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa).
Quella stessa Forza Italia che oggi ha comunque un peso di rilievo in un Governo dal sapore fascista che a colpi di riforme della giustizia sta depotenziando gli strumenti per combattere mafie e corruzione.
Uno Stato come il nostro, che sulla propria pelle ha subito stragi e delitti, dovrebbe mettere la lotta alla mafia al primo punto della propria agenda politica.
Ciò non avviene nonostante sia sempre più evidente che la criminalità organizzata metta a rischio la stessa tenuta democratica della nostra nazione ed è diventata una potenza economica tale da essere la prima azienda d'Italia, di cui non possiamo fare a meno.
Dopo gli interventi sull'abolizione dell'abuso d'ufficio, l'introduzione di nuovi vincoli per le intercettazioni telefoniche e le restrizioni sulle possibilità da parte della stampa di pubblicare informazioni sulle indagini in corso, il nuovo passo è quello di controllare il più possibile la magistratura, ultimo baluardo istituzionale a difesa della Costituzione.
No, non è un film. E visto così il futuro può sembrare drammatico.
Servono prese di posizioni forti.
Salvo la rara eccezione di qualche singolo (vedi, per fare un esempio, gli interventi del senatore Roberto Scarpinato, ex Procuratore generale di Palermo) quasi nessuno parla di mafia in Parlamento.
Neanche tra le file di quella sinistra che nella sua importante storia ha avuto riferimenti importanti come Enrico Berlinguer e Pio La Torre, segretario del Pci siciliano, che si era schierato contro la Nato e l'installazione dei missili nella base di Comiso.
Oggi il sacrificio di La Torre viene tradito appoggiando un governo che promuove l'invio di armi in Ucraina, in accordo con le altre forze Nato, alimentando un conflitto che, bomba dopo bomba, rischia tremendamente di trascinarci in una nuova guerra mondiale.
Segno che il cantautore Giorgio Gaber, quando parlava di una destra ed una sinistra che non esistono più, aveva ampiamente ragione.
Se il film denuncia le corruzioni, gli abusi, le perversioni e le follie di un sistema, la realtà appare ancora più drammatica. Perché è negli ambienti del potere, della politica, dell'imprenditoria, dell'alta finanza, della massoneria, degli apparati deviati dello Stato che si nascondono i mandanti ed i concorrenti esterni che hanno voluto e perpetrato le stragi. Sia quelle destabilizzanti, di matrice fascista, che quelle di mafia.
Dal Paese senza memoria è tutto: “Signore e signori buonanotte”.

Rielaborazione grafica by Paolo Bassani

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