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A Porto San Giorgio (FM) ripercorsa la storia delle stragi

Le sentenze dei tre rispettivi gradi di giudizio del processo Trattativa Stato-mafia hanno mostrato una magistratura giudicante in stato confusionale, capace di dare risposte assolutamente diverse”. Il commento di Salvatore Borsellino è tranciante. Il fratello del giudice Paolo Borsellino, intervenuto ieri sera presso il Teatro Comunale di Porto San Giorgio (FM), non ha dubbi sull’esito conclusivo del processo che a Palermo ha visto sul banco degli imputati uomini delle istituzioni e boss di Cosa nostra accusati di “minaccia a corpo politico dello Stato”.
“Fuori la mafia dallo Stato” era il titolo della serata organizzata dal gruppo locale del Movimento Agende Rosse. Ospiti dell’evento, oltre a Salvatore Borsellino, sono stati Marco Travaglio, direttore de Il Fatto Quotidiano intervenuto con un contributo video; Luana Ilardo, figlia di Luigi Ilardo, ex boss mafioso divenuto confidente dei carabinieri, assassinato prima di diventare ufficialmente collaboratore di giustizia; Stefano Baudino, giornalista e scrittore; Angelo Garavaglia Fragetta, cofondatore e membro del direttivo del Movimento delle Agende Rosse; e Mario Ravidà, commissario in quiescenza della Polizia di Stato già in servizio alla DIA. A moderare il tutto è stato Luca Grossi, redattore di ANTIMAFIADuemila.


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Oggi siamo qui a Porto San Giorgio perché vogliamo dare a voi pubblico le condizioni di poter intervenire. Darvi la possibilità di filmare a differenza di quanto accaduto sempre qui qualche mese fa da persone che stanno cercando di riscrivere la storia”, ha detto Luana Ilardo. Il riferimento era alla presentazione del libro “La verità sul dossier mafia-appalti” di Mario Mori e Giuseppe De Donno, rispettivamente generale e capitano del Ros dei Carabinieri imputati nel processo Trattativa Stato-mafia. Un evento che ha avuto luogo sempre a Porto San Giorgio qualche settimana fa e in cui - per circostanze oltremodo bizzarre - sono state vietate le riprese e sono stati impediti gli interventi dal pubblico. “Loro non sono eroi, sono uomini infedeli - ha continuato Luana Ilardo -. Dopo la sentenza di Cassazione perché gli imprenditori vittime di racket o soggiogate dal pizzo mafioso dovrebbero denunciare le loro vessazioni alle istituzioni?”.


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In primo grado c’è stata un’esemplare sentenza di condanna, sia per gli imputati mafiosi sia per gli ufficiali del Ros che avevano avviato e portato avanti quella trattativa, non giudicata come ‘presunta’ ma reale - ha ricordato Salvatore Borsellino, intervenuto in videocollegamento -. Nel processo di Appello, invece, si è verificato il primo passo indietro. Alcuni imputati sono stati assolti perché ‘il fatto non costituisce reato’. Infine è arrivata la sentenza di Cassazione che ha assolto alcuni imputati per ‘non aver commesso il fatto’. Una sentenza che ci riporta ai tempi di Corrado Carnevale. Una sentenza tombale. Sono stati prescritti anche i reati compiuti dalla controparte mafiosa e dagli intermediari”. Quella sentenza “sancisce la definitiva rinuncia dello Stato a fare giustizia - ha continuato Borsellino -. Quella giustizia che a 30 anni di distanza ancora non arriva. Il nostro, forse, non è mai stato uno Stato di diritto. Siamo stati degli illusi e credere che lo Stato potesse processare sé stesso. Vogliono farci credere che i colpevoli delle stragi non ci sono. Invece esistono e sono dentro le strutture di questo Stato assassino e depistatore. E quindi sono intoccabili”.


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Marco Travaglio, direttore de Il Fatto Quotidiano


Marco Travaglio ha voluto sottolineare il “merito” del processo Trattativa Stato-mafia “che nessuna sentenza potrà mai cancellare”. Ovvero quello di “aver ricostruito nel dettaglio molte vicende che prima non erano note - ha spiegato il direttore -. Si tratta di testimonianze di politici e uomini delle istituzioni che per anni hanno taciuto fino a quando le rivelazioni di Brusca, Ciancimino jr e altri non li hanno costretti a ricordare. La ricostruzione storica presente nelle carte della procura di Palermo e soprattutto nella sentenza di primo grado non le può cancellare nessuno”. Nemmeno i tentativi di depistaggio della stagione stragista che legano in modo terrificante il biennio stragista ’92-’94 a oggi.
I depistaggi durano tutt’oggi, anche in Parlamento dove la commissione antimafia che dovrebbe occuparsi di mafia, si sta occupando invece di accreditare una delle bufale depistanti - purtroppo anche con il concorso di parenti di vittime innocenti di mafia e i suoi avvocati -, ovvero il movente delle stragi del ’92 che sarebbe bloccare e insabbiare l’inchiesta Mafia-appalti del Ros - ha detto Travaglio -. Ed è incredibile come nelle audizioni antimafia si ascoltino cose senza senso e non attinenti alla realtà dei fatti”.


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Durante l’incontro si è parlato anche del pericolo di attentati oggi. In particolare, del progetto stragista promosso da Cosa nostra ai danni del sostituto procuratore nazionale antimafia Nino Di Matteo. “La mafia non dimentica. Ha una memoria da elefante - ha detto il commissario Mario Ravidà -. Sono stati fatti omicidi anche a distanza di decenni perché alcuni soggetti sono stati condannati a morte da Cosa nostra. Ora il pericolo è minore perché in questo momento c’è una vicinanza politica che frena determinate situazioni. Non converrebbe fare un attentato”. Ma per il commissario la vendetta mafiosa non va sottovalutata.


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Salvatore Borsellino, fondatore Agende Rosse e fratello di Paolo


Non può essere questo lo Stato per cui mio fratello Paolo ha sacrificato la sua vita - ha concluso Salvatore Borsellino -. Non ho mai creduto nella giustizia degli uomini, ed essendo laico non posso neanche confidare nella giustizia divina. Nei pochi anni che mi restano da vivere devo continuare questa lotta disperata, forse senza speranze, per una verità che continuerà ad essere occultata, vilipesa, e negata dagli stessi assassini che mai potranno giudicare sé stessi. Quello che non posso accettare è che gli ufficiali del Ros, coloro che sono stati assolti, oggi vengano glorificati da larga parte dell’opinione pubblica e degli organi di informazione. E vadano in giro per l’Italia presentandosi addirittura come degli eroi, dicendo che gli deve essere chiesto scusa. Anche se la loro deprecabile iniziativa non è stata giudicata come un reato, per me ne sono moralmente responsabili”.

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