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Presentato a Napoli Fortapàsc, il nuovo film di Marco Risi

Non poteva che essere il Teatro San Carlo di Napoli il luogo scelto per l'anteprima di Fortapàsc, il film che Marco Risi ha dedicato al giornalita ucciso dalla Camorra Giancarlo Siani. Abbiamo incontrato il regista e l'attore protagonista all'indomani della proiezione, discutendo con loro di giornalismo, precariato e di impegno civile.

Presentato a Napoli Fortapàsc, il nuovo film di Marco Risi

Presentato a Napoli Fortapàsc, il nuovo film di Marco Risi

Alla fine della proiezione di Fortapàsc, presso il Teatro San Carlo di Napoli, Marco Risi e i suoi attori, Libero De Rienzo, Michele Riondino e Valentina Lodovini avevano gli occhi lucidi. Rivedere raccontata per immagini la vera storia del giornalista Giancarlo Siani, ucciso dalla camorra il 23 settembre del 1985, li ha lasciati senza parole, confusi dagli appalusi del fratello e degli amici della vittima e quasi disorientati dall'unanime approvazione del pubblico."Vorrei che stasera il Teatro San Carlo diventasse il Teatro Giancarlo" - aveva detto Marco Risi presentando il film al pubblico, che ha reagito con entusuiamo a una storia che mescola etica e bellezza.

"Sapevo che Fortapàsc sarebbe stato presentato in questa sede" - ha confessato il regista all'indomani della proiezione - "e quando ho scelto Libero De Rienzo, gli ho detto: guarda che dovrai essere molto bravo, perchè al San Carlo ci saranno molti napoletani, forse anche il presidente della Repubblica. Quella di ieri è stata una una serata molto importante, che mi ha ricordato l'anteprima che facemmo diversi anni fa a Palermo per Mery per sempre". Risi, che ha dedicato il film a suo padre Dino, scomparso pochi giorni prima dell'inizio delle riprese, ha detto di aver lavorato in modo nuovo, diverso dal solito. "Non seguivo gli attori da dietro il monitor, ero sul set accanto a loro. Alla fine del ciak gli attori hanno sempre bisogno di incontrare lo sguardo del regista, vogliono un riscontro immediato. Li ho seguiti da vicino, cercando di creare un buon clima. Detesto gli attori retorici, che si affidano troppo alla tecnica. Mi piace dare libertà e mi piacciono le persone spontanee, non strutturate, per questo mi trovo benissimo a lavorare con i non professionisti".

Fortapàsc si concentra sugli ultimi quattro mesi di vita di Giancarlo Siani, che lavora come precario per Il Mattino di Torre Annunziata e con quel coraggio e quell'intraprendenza che è propria solo dei bravi giornalisti cerca di scoprire le alleanze fra camorra e mafia. Denunciando una delle peggiori organizzazioni criminali di tutti i tempi, il film di Risi non continua, però, né anticipa il discorso intrapreso da Gomorra. "Il mio film è diverso da quello di Garrone, innanzitutto perchè contiene un messaggio di speranza, e cioè l'augurio che il buon giornalismo possa denunciare i mali della nostra società attraverso la corretta informazione. E' un messaggio che possiamo leggere nello sguardo sincero del personaggio di Giancarlo, un personaggio che cattura lo spettatore fin dal principio". La presenza di un'unica storia, e di un protagonista così potente è, secondo il regista, l'altro elemento che distingue i due film. "Gomorra è un film rapsodico, durissimo, segmentato, moderno. Noi abbiamo preferito un approcco più classico".

"E' anche un film su tutti i precari" - ha aggiunto il regista - "perchè sono loro, a volte, i veri professionisti. Il nostro è un paese strano, dove non c'è posto per chi lavora con serietà. Nel mio film un personaggio opera una distinzione fra i giornalisti giornalisti e i giornalisti impiegati. I giornalisti giornalisti non entrano da amici nella realtà che denunciano, si tengono al di fuori. Gli altri si fanno regalare le cravatte". Una visione piuttosto amara, che spinge Risi a dire che rispetto al 1985 non è cambiato quasi nulla. "L'assedio continua, la minaccia è reale, il male dilaga, la corruzone si diffonde, ma in maniera viscida, sottile".

Dal canto suo, Libero De Rienzo è sempre stato piuttosto critico nei confronti del cinema italiano. Eppure Fortapàsc corrisponde in tutto e per tutto alla sua idea di cinema, un cinema di impegno e di denuncia. "Mi ha fatto capire quanto io ami il mio lavoro e perchè lo abbia scelto. Non capita tutti i giorni un'opportunità come questa. Ero spaventato, lo ammetto, chiunque lo sarebbe stato". Per entrare nel personaggio, De Rienzo ha letto il libro di Antonio Franchini "L'abusivo" e molti articoli di Siani. "Non erano tutti ben scritti. Alcuni erano pieni di errori, meno ispirati di altri, ma denotavano comunque la dedizione di questo ragazzo al suo mestiere". Di Siani l'attore ha amato anche l'allegria, la spontaneità, la fantasia e la leggerezza. "Era un ragazzo che amava la vita: parlarne era per noi un bisogno necessario, carnale".

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  • Giornalista specializzata in interviste
  • Appassionata di cinema italiano e commedie sentimentali
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