la collana del sole 24 ore

Denaro e tecnologia, alleanza per il futuro

di Pierangelo Soldavini

3' di lettura

La nuova frontiera del “tempo reale” dal punto di vista finanziario è racchiusa in dieci secondi, un soffio in più dei 9,58 che Usain Bolt ha fissato come record mondiale per i cento metri. È questo il lasso di tempo che è lo standard per il servizio di instant payment a livello europeo inaugurato un paio di settimane fa: in dieci secondi i fondi saranno trasferiti da un conto all’altro e saranno resi disponibili per il destinatario. Questo per 24 ore al giorno, sette giorni su sette, sia pur limitatamente, almeno per il momento, a una somma massima di 15mila euro.

In un mondo che si muove e comunica in tempo reale e dove il denaro è ormai trasformato in bit che corrono lungo le connessioni della rete, il servizio di bonifico istantaneo europeo rappresenta di fatto la risposta del sistema bancario a un settore che sta attraversando una profonda trasformazione, per molti versi ancora agli inizi. La digitalizzazione dei pagamenti via carta di credito ha già indotto da anni un profondo cambiamento delle abitudini di tutti i consumatori.

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Ora una nuova rivoluzione si sta compiendo. L’arrivo di Apple Pay, sbarcato quest’anno anche in Italia, rappresenta di fatto il fischio di inizio di una nuova era di evoluzione di quelli che vanno sotto l’etichetta di “nuovi pagamenti digitali”, che pur partendo da livelli più bassi stanno registrando tassi di crescita ben più consistenti.

Per i pagamenti digitali? Serve più educazione finanziaria

Anche in un Paese, come l’Italia, che fatica ad abbandonare il contante – e i conseguenti enormi costi connessi –, i pagamenti digitali continuano a espandersi a un ritmo attorno al dieci per cento annuo: anche quest’anno si dovrebbe chiudere con un volume transato attorno a 215-220 miliardi di euro rispetto ai 198 dell’anno scorso. Ma a correre sono tutte le forme più innovative: l’ecommerce online potrebbe segnare anche quest’anno una crescita attorno al 20%, mentre gli acquisti via mobile vanno a una velocità più che doppia, arrivando ormai a valere in Italia quasi un quarto del volume totale delle vendite online.

Arrivando all’interno del negozio, i sistemi contactless con carta di credito puntano a un sostanziale raddoppio a 12-15 miliardi di euro dai sette dell’anno scorso, ma altrettanto frizzante è anche il pagamento di prossimità via Nfc, quello, per intenderci, di Apple Pay tramite iPhone, ancora difficile da quantificare. L’anno prossimo l’arena della competizione è destinata a riempirsi: arriveranno Samsung e Google con i loro sistemi, mentre è pronto il colosso cinese dell’ecommerce Alibaba (mentre Amazon Pay è già presente). Anche un colosso come Facebook non disdegna un prossimo ingresso nei pagamenti, avendo già avviato una sperimentazione con Whatsapp.

«La comodità è un fattore rilevante per la diffusione di questi sistemi innovativi, insieme alla possibilità di maggior controllo sulle proprie spese, che, a differenza del contante, possono essere sempre tracciate», osserva Valeria Portale, direttore dell’Osservatorio Mobile Payment del Politecnico di Milano. «Ma la vera sfida – prosegue – si giocherà sull’innovazione, sui servizi aggiuntivi, dalla ricarica dei punti fedeltà alla virtualizzazione dei servizi al cash back, il rimborso diretto di parte della spesa che sta spingendo alcune applicazioni di pagamento peer-to-peer».

In definitiva queste nuove applicazioni, a dispetto di quello che può sembrare, permettono al consumatore di avere una maggior consapevolezza dei flussi finanziari e delle potenzialità offerte. Però bisogna fare in modo che lo stesso consumatore possa migliorare la consapevolezza di come la digitalizzazione stia ridisegnando il modo con cui ci interfacciamo con il denaro.

Lo ha sottolineato anche il direttore generale dell’Abi, l’Associazione bancaria italiana, Giovanni Sabatini: le nuove tecnologie del mondo finanziario e bancario aumentano «la necessità di ridurre il gap italiano sull’educazione finanziaria perché aumentano le interazioni dei clienti», ha affermato nel corso di un’audizione alla commissione Finanze della Camera.

Senz’altro le nuove tecnologie fintech possono anche «offrire uno strumento per fornire una educazione finanziaria con programmi e strumenti formativi a una platea più vasta». Il direttore generale dell’Abi ha sottolineato come, se prima i rischi erano concentrati nel proteggere il numero del pin del bancomat, ora le cybertruffe sono «più articolate». Bisogna per questo, conclude Sabatini, «fare una riflessione di rafforzamento a tutela dei consumatori». In questa formazione tutti gli attori sono necessariamente coinvolti, dalla scuola ai mezzi d’informazione.

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