Marco Carta: «La paura di non esistere più»

Reduce dalla vittoria della settima edizione di Tale e Quale Show, Marco Carta si è finalmente riconciliato con le critiche («la stampa mi ha sempre ucciso») e con se stesso. Anche se certe paure, come quella della morte, continuano ad abitare il suo animo
Marco Carta
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C'è stato un momento in cui le sue fan hanno creduto che Marco Carta fosse vittima di un complotto. Nella settima edizione di Tale e Quale Show è arrivato secondo per ben cinque volte, sempre a una manciata di punti dal primo posto. «Arrivando sempre secondo a un certo punto non ci speravo più, non mi aspettavo più niente», racconta Marco al telefono con il suo inconfondibile accento sardo. Alla fine, però, il talento e la passione hanno avuto la meglio, conferendogli il titolo di vincitore del programma.

«L'ho vissuta con grande leggerezza: ad Amici e a Sanremo era in ballo il mio futuro professionale. Tale e Quale non ti cambia la vita ed è per questo che l'ho preso con serenità», continua Marco spiegando come la competizione non faccia proprio parte del suo carattere. «Ci metto sempre tutto l'impegno possibile ma, più che per vincere, lo faccio per migliorare me stesso, per mettermi alla prova», e così ha fatto anche questa volta, convincendo il pubblico e la critica delle sue intenzioni e del suo impegno. Eppure, dietro al sorriso bianchissimo che abbiamo imparato a conoscere si nascondono ombre difficili da cancellare. Prime fra tutte, la paura di non lasciare un segno nel mondo e il dispiacere di non essere mai stato capito fino in fondo dalla stampa. Timori che esorcizzeremo con questa intervista.

Qual è l'imitazione di cui va più fiero a Tale e Quale?«La più forte secondo me è stata Rino Gaetano, con Mano a mano. Ma anche Michele Zarrillo, che è stato vocalmente il più difficile per me».

Che rapporto ha con le imitazioni?«Non ho mai imitato i cantanti, le facevo ai compagni, alle mamme dei miei amici e ai professori che avevano delle peculiarità ben precise. Era una cosa tanto per ridere, non avrei mai immaginato che sarei stato in grado di fare delle cose così carine».

Si reputa una persona competitiva?«No, anche se mi rendo conto di aver vinto quasi tutto quello che potevo vincere. All'inizio non mi aspettavo niente, venivo da Cagliari e anche solo il fatto di essere entrato ad Amici era un sogno che si realizzava. Ci metto tutto l'impegno possibile, perché ci tengo a migliorarmi e a dare il massimo. A Tale e Quale mi registravo con l'iPhone e mi ascoltavo anche trenta volte per correggere gli errori che continuavo a commettere: una volta in sala prove, mi sentivo più sicuro».

È un perfezionista.«Sono molto preciso, soprattutto nella musica. Quando si tratta di cantare non tollero mezzo sbaglio. Poi è ovvio che sul palco possa capitare una sfumatura, ma in generale mi piace arrivare preparato».

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Com'era la sua vita a Cagliari, prima di Amici?«Era la vita tranquilla di un ragazzo di 22 anni: lavoro, uscite, cene, discoteca. Una vita incanalata in un mestiere, perché lavoravo già da tempo con i miei. Avevo la testa sulle spalle. Una bella vita, ero molto felice».

Le manca?«No, perché ora sono più felice. Prima mi mancava qualcosa. Avevo fatto per tanti anni il provino ad Amici e mi dava fastidio il non essere preso: pensavo di meritare un'occasione e alla fine il tempo mi ha dato ragione».

Se non fosse stato un cantante?«Lavoravo come parrucchiere nel negozio dei miei, quindi credo proprio che avrei fatto quello. Avevo i miei clienti e mi sentivo appagato: sono sicuro che sarebbe stato molto bello».

Quand'è l'ultima volta che ha tagliato i capelli a qualcuno?«Tre anni fa a un mio amico che doveva andare a un evento elegante. Aveva i capelli sciatti e voleva a tutti i costi che glieli tagliassi con le forbici normali. Gli avevo detto che il taglio non sarebbe riuscito bene, ma lui non ha voluto sentire ragioni. Alla fine l'ho storpiato perché quelle forbici in plastica erano davvero terribili, non riuscivo proprio a tagliare con simmetria».

A proposito di capelli, quest'estate se li è tinti di bianco.«Avevo voglia di cambiare, di allegria. Molti mi dicevano che mi sarebbero stati male perché sono scuro, ma più me lo dicevano e più non vedevo l'ora di tingermeli. Non mi sono pentito e credo proprio che lo rifarò l'anno prossimo».

Molti uomini li temono, i capelli bianchi.«Non mi spaventa invecchiare».

E cosa la spaventa di più?«La morte, non esistere più, non lasciare una traccia di me in questo mondo».

Non pensa di averla lasciata una traccia con la sua musica?«Certo, ma fra 500 anni resterà qualcosa di me? Dell'umanità? Della nostra esistenza? La morte mi spaventa, mi spaventa non poter dire "io ci sono ancora". Amo la tecnologia e mi piacerebbe davvero sapere cosa ci sarà in futuro, dove potremmo arrivare. Vorrei saperlo ma, a meno che non mi faccia ibernare, la vedo dura».

Mi fa paura la morte, non esistere più, non lasciare una traccia nel mondo. Fra 500 anni resterà qualcosa di me?

Quando nella sua vita ha avuto paura di non esistere?**«**Nel 2006, quando è morto mio nonno, a cui ero molto affezionato. Ha avuto un brutto attacco la mattina presto, quando io tornavo dalla discoteca. Ricordo che volevo portarlo a tutti i costi all'ospedale con la macchina, ma lui non ne voleva sapere. Allora, gli ho detto una brutta parola che non dovevo dirgli e me ne sono andato a letto. Poche ore dopo è morto. Mi sono sentito inadeguato nei suoi confronti e mi sono sempre pesate quelle parole dette da arrabbiato. Spero che mi abbia perdonato».

Chi è più importante per lei, oggi?«Le tre zie che mi hanno cresciuto e mio fratello».

Il distacco come lo vive?«Quando sono uscito da Amici lo vivevo male: era dura per un sardo che si trasferiva a Roma. Scendevo spesso, sentivo l'urgenza di tornare a casa. Ora sono più tranquillo, li vedo quando posso o quando mi viene in mente di fare qualche improvvisata. Vedendoli poco durante l'anno, però, noto dei cambiamenti che mi spaventano».

Cioè?«Mi preoccupa che possano lasciarmi: se vedo una persona solo tre volte l'anno mi rendo conto di come invecchi e del tempo che passa».

Eppure nella sua musica parla spesso di messaggi positivi e leggeri: è un modo per esorcizzare la sua paura della morte?«Io sono tranquillo, speranzoso, positivo, allegro. Amo ridere, vivere, gioire. Quando rido mi do più anni di vita e sento di spazzare via il male che mi infliggo con una sigaretta. Non è facile ridere sempre di cuore, la risata è qualcosa che nasce dentro».

Che cosa la fa ridere?«Le persone buffe, le persone goffe che cadono come Fantozzi. Mi fa ridere la spontaneità, quando qualcuno sta per fare una pazzia e tutti gliela sconsigliano».

Come vive le critiche, invece?«Anche lì ho fatto un bel lavoro. All'inizio mi pesavano molto, soprattuto quelle di voi giornalisti. Soffrivo quando leggevo sui giornali dei titoli estrapolati male, delle frasi che non avevo mai detto. Negli anni la stampa mi ha letteralmente ucciso, anche se ammetto che non ero il massimo della simpatia».

Perché non era simpatico?«Temo che la mia discrezione fosse scambiata per freddezza. Probabilmente sembrava che me la tirassi, che mi mettessi sopra uno scalino, ma non è mai stato così. In generale vado molto cauto nelle chiacchiere, nei rapporti».

Un titolo che le ha fatto più male leggere?«Appena uscito da Amici, mi chiesero chi mi sarebbe piaciuto essere di lì a dieci anni e io risposi che avrei tanto sognato una carriera come quella di Eros Ramazzotti. Il titolo del giorno dopo fu "Fra 10 anni sarò Eros Ramazzotti", che suonava molto spocchioso. Ricordo di aver litigato con una persona del team della Warner per quell'articolo».

E di notizie su di lei ne hanno mai inventate?«Un sacco di volte, ma alcune mi facevano anche ridere. Mi paparazzavano con un'amica e dicevano che fosse mia sorella quando io ho solo un fratello. Niente di troppo fastidioso, per fortuna».

Tornando alla sua carriera, bazzica molto in tv, di recente.«La Tv mi piace molto, forse perché ci sono nato. In questi anni ho preferito dedicarmi alla musica, non mi dispiacerebbe fare la spalla di qualcuno in un varietà in prime time. È importante, però, che il mio ruolo sia legato sempre alla musica, senza la quale non potrei vivere».

All'Isola dei Famosi a cui partecipò nel 2016, però, non c'era la musica.«Quella era una questione di resistenza. Non ero fuori con nessun disco e mi dissi "perché no?"».

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